Massimario di Giurisprudenza del LavoroISSN 0025-4959
G. Giappichelli Editore

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L´economia di guerra in un “nuovo diritto del lavoro” (di Guido Vidiri, Già Presidente della Sezione lavoro della Corte di Cassazione)


L’Autore nel suo saggio indica il perimetro entro il quale deve riscriversi un nuovo diritto del lavoro capace di rispondere alle pressanti esigenze emerse, durante la pandemia da Covid-19 e durante il conflitto russo-ucraino, e che hanno avuto effetti simili a quelli di una “economia di guerra”. Condizioni queste che per l’Autore impongono al giuslavorista profonde riflessioni sulle riforme che non hanno ottenuto gli effetti sperati aventi ad oggetto il reddito di cittadinanza ed il decreto dignità e su quelle che vogliono introdursi aventi ad oggetto il salario minimo garantito, un nuovo rapporto tra contrattazione collettiva nazionale e quella territoriale e la regolamentazione di lavoratori allo stato non efficacemente tutelati, come i taxisti, i lavoratori delle piattaforme ed i rider.

Parole chiave: economia – guerra, lavoro – riforme.

War economy within a “new labor law”

In his essay the author indicates the perimeter within which a new labor law must be rewritten, capable of responding to the pressing needs that emerged, during the covid-19 pandemic and during the Russian-Ukrainian conflict, which had similar effects to those of a “war economy”. These conditions which, for the author, impose reflections to labor law lawyer on the reforms that have not obtained the desired effects concerning the “citizenship income” and the “Decreto Dignità” and on those that want to be introduced, concerning the guaranteed minimum wage, a new relationship between national and territorial collective bargaining, the regulation of workers at the moment not effectively protected, such as taxi drivers, platform workers and riders.

Keywords: economy – war – ob – reforms.

SOMMARIO:

1. Cosa insegna Roma agli eredi della sua civiltà - 2. (continua) e cosa insegna nel buio della pandemia da Covid-19 e della guerra - 3. Il pensiero unico ovvero la maschera della ragione e dell’ideo­logia - 4. La guerra tra Russia ed Ucraina e gli effetti economici di una guerra civile a sfondo religioso - 5. Una breve riflessione sull’economia di guerra” e sulla necessità di un “nuovo diritto del lavoro” - NOTE


1. Cosa insegna Roma agli eredi della sua civiltà

Nella quarta di copertina di un libro di due noti storici è scritto: Nessuno può sfuggire al proprio futuro: meglio andarci incontro”. Gli Autori nell’incipit del loro libro che porta il titolo “Come Roma insegna” osservano che “tutti gli imperi sono fondati sul sangue. E tutti gli imperi sono destinati a cadere. In questo Roma non fa differenza, ciò che fa la differenza è quello che rimane dopo”. Molti imperi scompaiono avendo lasciato dietro di sé un campo di sterminio, rovine, stupri, massacri e … niente altro. Roma ha lasciato una civiltà. Come hanno scritto gli storici noi viviamo ancora nella legge lasciataci dalla civiltà di Roma, ci avvantaggiamo del suo sistema di comunicazione, delle poderose tecniche costruttive e della sua lingua. Bisogna pertanto essere orgogliosi della civiltà che l’antica Roma ci ha lasciato, orgogliosi di esserne, in tanti eredi [1]. La storia ancora insegna che la legge è stata da sempre centrale nella cultura romana perché era uno strumento avanzatissimo di difesa dei diritti dei cittadini: un efficace scudo di protezione come mai non se ne videro simili nell’antichità [2]. Certo non fu facile raggiungere quella fusione di cittadinanza e diritti che in epoca consolare è stata riassunta nella celebre sigla SPQR: Senatus PopulisQue Romanus, ovvero “il Senato e il Popolo di Roma”. Il nome dell’Urbe univa dunque in una sola entità patrizi (il Senato) e plebei (il Popolo). Nel II secolo a. C. Roma era ormai la prima potenza del Mediterraneo ed esercitava il suo dominio su un vasto numero di popoli. Fu allora che riprese vigore la spinta verso l’allargamento del concetto di cittadinanza e dei diritti ad essa connessi [3]. Non può per di più sottacersi che, sebbene il concetto di Stato sociale è una conquista dei nostri tempi e che nell’antichità non sussisteva nulla di simile, i cittadini romani però potevano già beneficiare di una primitiva forma di welfare. In campo sanitario. Augusto introdusse infatti addirittura l’assistenza medica pubblica: gli archiatri, precursori dei moderni medici della mutua. Erano pagati dallo Stato e curavano i cittadini meno abbienti [4]. Per quanto attiene alle guerre la Storia inoltre da sempre dimostra che in esse si vince “se si è [continua ..]


2. (continua) e cosa insegna nel buio della pandemia da Covid-19 e della guerra

La narrazione della guerra tra Russia ed Ucraina deve rifuggire da interessate classificazioni morali tra tutti gli Stati che partecipano a tale guerra, direttamente o indirettamente, perché il presupposto per il raggiungimento di tale finalità è quello di valutare, con obiettività di intenti, in quale misura quanto accaduto sia addebitabile a colpe dell’Unione europea e quali possano essere per i singoli Paesi della suddetta Unione le ricadute sul versante geopolitico di una globalizzazione economica e di mercati concorrenziali, sempre più aperti e mal regolati. In tale ottica è doveroso rimarcare come l’Unione europea a molti anni dalla sua nascita non sia riuscita a creare una unione solidale tra i popoli e tra gli Stati ad essa aderenti, a causa di una mancata tutela dei propri valori caratterizzanti a seguito di un inefficiente apparato normativo che ha accresciuto gli spazi di incertezze. Questo per effetto di leggi dai contenuti generici, vaghi e sovente indecifrabili e di una non agevole interpretazione ed applicazione del dato normativo. Sul piano fattuale è poi innegabile – ed anche questo è doveroso rammentare più volte – che detta Unione ha operato per fini ben diversi da quelli che era lecito attendersi per avere con le sue condotte aggressive fatto sempre più spesso riferimento ad organizzazioni che – per inerzia o per colposa inefficienza o per meri interessi di natura economica o anche di mero accrescimento di potere – sono divenuti influenti “apparati ideologici” deputati a privilegiare gli interessi geopolitici e di sicurezza degli Stati dell’America settentrionale (Stati Uniti d’America e Canada) su ogni altro interesse. Come è dimostrato chiaramente dalla guerra russo-ucraina in cui i suddetti Stati, instancabili ed eterni belligeranti, al fine di accrescere nel mondo il proprio potere sono riusciti a coinvolgere numerosi Stati nell’aiutare il popolo ucraino sino alla vittoria finale ed all’umiliazione del comune nemico russo. Tale guerra è stata concordemente condivisa anche dagli Stati dell’Unione Europea, che non ha però calcolato nella giusta misura la sopportabilità, da parte dei Paesi economicamente più esposti, dello impatto delle sanzioni economiche contro la Russia né ha acquisito piena consapevolezza che la conduzione della guerra e [continua ..]


3. Il pensiero unico ovvero la maschera della ragione e dell’ideo­logia

Il saggio impara molte cose dal nemico. Questa massima risalente alla filosofia greca può declinarsi in termini sintetici nell’assunto che quanti non intendono in alcun modo comprendere le ragioni fondanti del pensiero avverso, possono facilmente cadere in errori nel valutare con uno strabismo visivo ed intellettivo le gravi ricadute che conseguono da tragici eventi imprevisti ed imprevedibili. Tali effetti si hanno soprattutto quando si pongono barriere insuperabili contro coloro che hanno l’ardire di sollevare dubbi sulla bontà di verità pubblicamente accreditate come assolute. Il che è avvenuto al fine di blindare politiche dirigistiche nel lungo periodo dell’emergenza da Covid-19, e successivamente in occasione della guerra russo-ucraina sulla base – è bene rammentarlo ancora – di un pensiero unico. Pensiero che funge sovente da maschera intesa ad oscurare con pregiudizi ideologici la verità per trasformarla in falsità, ed a limitare in tal modo la libertà di pensiero, con le minacce e con l’arma della censura unita a giudizi sprezzanti, come quelli rivolti ripetutamente e talvolta cinicamente nei riguardi del popolo russo e soprattutto del suo Presidente che lo rappresenta [8]. Più nello specifico siffatte procedure dirette a falsare anche lo storicismo ufficiale sono servite ad occultare da parte dell’Occidente le atrocità, i crimini, i delitti commessi in Ucraina per lunghi anni per poi addebitarle all’esercito russo al fine di giustificare come moralmente doverosi gli aiuti militari della Nato contro l’aggres­sore, in una cruenta guerra civile. Guerra che ha visto la sua vera e prima causa fondante in una Unione Europea, che è stata colposamente indifferente a quanto accadeva in Ucraina perché rivolta soltanto ad agevolare le mire espansionistiche degli Stati uniti d’America, basate su politiche dirigistiche capaci anche di determinare gravi e dannose ricadute negli Stati aderenti alla suddetta Unione con effetti asimmetrici sul versante economico e su quello della sicurezza dei propri territori. Ed è addebitale inoltre sempre e comunque all’Unione Europea: – di avere rinnegato il ruolo da sempre rivendicato di pacificatore attento a non alimentare ogni focolaio di guerra, per finire invece per elargire armi ed aiuti economici a favore dell’Ucraina, divenendo in [continua ..]


4. La guerra tra Russia ed Ucraina e gli effetti economici di una guerra civile a sfondo religioso

Nel corso della guerra comunicativa tra belligeranti è stato più volte ribadito che l’aggressione dell’esercito russo è di per se stessa illegale. Sull’opposto versante si è però ripetutamente evidenziato che l’Ucraina ha violato ai danni delle popolazioni russe del Donbass – e delle autoproclamate repubbliche popolari di Doneck (DNR) e di Lugansk (LNR) – i diritti alla propria sicurezza, che si sarebbero dovuti garantire e tutelare ben prima del 24 febbraio 2022, e cioè dal 2014 quando già spiravano venti di guerra stante la disapplicazione degli accordi di Minsk [12]. Assunto questo che ha trovato un supporto logico in un accordo, rimasto ignoto ai più, chiamato U.S. Ukraine Charter on Strategie Partnership (Carta Usa-Ucraina sul partenariato strategico), siglato 2008 ed aggiornato nel settembre del 2021, con il quale Washington e Kiev hanno assunto l’impegno incrollabile di assicurare l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, compresa la stessa Crimea con l’estensione alle sue acque territoriali. In tale accordo è stato scritto testualmente che si intendeva fare fronte comune «all’aggressione russa in corso, che minaccia la pace e la stabilità regionale e mina l’ordine globale» [13]. Dopo la dichiarazione di guerra è apparso evidente come il rimarcare ossessivamente le colpe “dell’aggressore russo” ha portato, da un lato, a non far ben comprendere tutte le ragioni (passate e prossime) che hanno causato la suddetta guerra e, dall’altro, ad occultare le numerose illegalità commesse da ognuno dei belligeranti (dichiarati e non) in detta guerra, la cui aggressività è stata costantemente alimentata dalla NATO, in servizio permanente a favore degli Stati Uniti d’America, nel cui preminente interesse ha operato in molte guerre e spesso in modo arbitrario perché senza un preventivo accordo ed una espressa e chiara autorizzazione da parte di tutti i Paesi ad essa aderenti. Né la situazione è destinata a migliorare con l’allar­gamento della Nato alla Finlandia ed alla Svezia, che porta ineludibilmente ad aggravare il conflitto con il pericolo di un allungamento della sua durata e di una destabilizzazione [continua ..]


5. Una breve riflessione sull’economia di guerra” e sulla necessità di un “nuovo diritto del lavoro”

Dopo la guerra russo-ucraina nulla rimarrà come prima sia sul versante della geo-politica e sia su quello delle Potenze mondiali costrette ora a confrontarsi con problemi economici nuovi ed imprevisti, tutti di non facile soluzione. Con specifico riferimento all’Italia – che ha visto nel corso degli anni crescere nel Paese le povertà unitamente ad un progressivo deterioramento economico anche delle piccole e medie imprese – si impongono cambiamenti radicali per la stessa tenuta della democrazia. Va a tale riguardo premesso che il veloce mutamento delle esigenze, espresse da un quadro socio-economico in continua evoluzione, ha portato alla trasformazione di fatto della nostra Carta da una “Costituzione rigida” in una “Costituzione flessibile” a ciò essendosi pervenuto attraverso un superamento del dettato normativo che, per quanto attiene al diritto del lavoro, ha fatto emergere nella loro rilevanza “indifferibili esigenze emergenziali” che si è tentato sovente di soddisfare con l’imposizione di politiche dirigistiche limitative di diritti individuali, quali il diritto ad un lavoro “libero” e “dignitoso”. Su un diverso versante va poi rimarcato che “la prassi”, “i precedenti nomofilattici”, “il comune sentire”, “l’esperienza giuridica”, e neanche le clausole generali della “correttezza” e della “buona fede” hanno fornito i presupposti per dare risposte adeguate alle molteplici domande di giustizia scaturenti da esigenze espresse da un mondo in continuo cambiamento. Risposte tutte che infatti hanno legittimato spesso interpretazioni ideologiche, politiche e per di più extratestuali delle stesse norme della Costituzione mediante “sentenze creative”, “manipolative”, “additive” [19] e non di rado anche “sentenze a sorpresa”, che hanno suscitato stupore e meraviglia per il loro contenuto motivazionale [20]. Il che richiama alla memoria un passato lontano in cui hanno avuto seguito correnti di pensiero incentrate “sull’uso alternativo del diritto” e sugli insegnamenti della c.d. “scuola del diritto libero” [21]. Sovente e proprio nel diritto del lavoro – vera pietra angolare dell’intero diritto del privato – si è assistito e si continua ad [continua ..]


NOTE